Sulla cima del Monte Bianco sono state registrate temperature record che non fanno presagire nulla di buono per gli scienziati. Ecco cosa sta succedendo.

Il Monte Bianco continua a rappresentare un campanello d’allarme per i cambiamenti climatici. Nonostante la sua maestosa altezza di 4.805 metri, le temperature vicino alla vetta si mantengono sorprendentemente al di sopra dello zero termico. L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) della Valle d’Aosta ha infatti riportato che la stazione meteo automatica posizionata al Colle Major, a 4.750 metri di altitudine, ha registrato temperature positive per ben 33 ore consecutive, dalla mezzanotte del 10 agosto fino alle 9 del giorno successivo.

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Le temperature anomale sul Monte Bianco

Monte Bianco. Credit: depositphoto

Questi valori termici sono stati rilevati anche in altre occasioni recenti, seppur per periodi più brevi. Il 5 agosto per cinque ore consecutive, così come il 18 e il 30 luglio. ARPA Valle d’Aosta ha sottolineato come la persistente presenza di temperature elevate ad alte quote stia contribuendo all’intensa fusione glaciale e alla rapida riduzione della copertura nevosa. Una condizione preoccupante soprattutto considerando le speranze iniziali di una stagione favorevole per lo stato di salute dei ghiacciai.

La temperatura registrata è una media oraria, misurata attraverso due diversi termo-igrometri, installati secondo gli standard internazionali entro schermi ombreggianti.

La polvere del Sahara

A complicare ulteriormente la situazione, pochi giorni fa, la Mer de Glace è stata ricoperta da una sottile polvere proveniente dal Sahara, che ha conferito al manto nevoso una tonalità rossastra. Questo fenomeno rappresenta un ulteriore allarme. La polvere riduce l’albedo della neve, ossia la sua capacità di riflettere la radiazione solare, accelerando così la fusione.

Non solo le temperature, ma anche gli eventi naturali legati al disgelo preoccupano: nella notte tra domenica e lunedì della scorsa settimana, un seracco è crollato sotto la cima del Tacul, a circa 4.100 metri di quota, causando la morte di un alpinista e il ferimento di altri quattro.

Questi eventi sottolineano la fragilità delle condizioni climatiche in alta montagna, che stanno rapidamente mutando sotto l’effetto del riscaldamento globale.

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