La frase del titolo è presa in prestito da quella pronunciata dal Direttore della JAXA e rende perfettamente l’idea dell’importanza del lancio di ieri dell’Ariane-6 dell’ESA

La frase del titolo è presa in prestito da quella pronunciata dal Direttore dell’Agenzia Spaziale giapponese JAXA all’alba del debutto del nuovo lanciatore pesante H3, ma rende perfettamente l’idea. Dopo quasi due anni dall’ultimo lancio di Ariane-5, finalmente un lanciatore interamente ideato e costruito in Europa, l’Ariane-6 ha effettuato ieri, alle 21:00 italiane, il suo volo inaugurale.

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Ariane-6
“Trois, deux, une, TOP! Allumage! Ci era mancato il tipico conto alla rovescia in francese delle missioni da Kourou. Sono le ore 21 in Italia: Ariane-6 parte per la sua prima missione. Credito: ESA

L’Ariane-6 in pillole

Ariane-6
Schema della missione inaugurale dell’Ariane-6. Credito: ESA

Il progetto Ariane-6  viene da molto lontano. Naturale evoluzione del suo glorioso predecessore, quell’Ariane-5 che tanto ha dato all’esplorazione spaziale mondiale, basti pensare ai lanci delle sonde Rosetta, Planck, BepiColombo, JamesWebb e Juice, sviluppa il concetto della modularità che ne consente l’impiego in una vasta gamma di obiettivi: dalle missioni nell’orbita bassa a quelle oltre l’orbita terrestre, semplicemente aumentando il numero dei boosters da due a quattro.
Nuovo il motore dello stadio centrale, il criogenico Vulcain 2.1 dalle prestazioni migliorate rispetto al predecessore che equipaggiava l’Ariane-5 ma, soprattutto, nuovo il secondo stadio con un motore criogenico, il Vinci in grado di essere acceso ripetutamente nello spazio e di poter deorbitare autonomamente in sicurezza a fine missione.
63 metri d’altezza con una capacità di carico utile che arriva a 21.650 Kg nella LEO, l’orbita terrestre bassa, per la versione più potente (64) e 10.350 Kg per quella base (62) con la possibilità di lanciare carichi oltre l’orbita terrestre fino a 8.600 Kg.

La cronaca della missione (con intoppo finale)

Il lancio, che abbiamo seguito in diretta ieri 9 luglio, è avvenuto alle ore 21 italiane dopo un lieve ritardo (un’ora) sull’orario previsto. Tutto da manuale dall’accensione, insieme allo stadio centrale, dei due booster a combustibile solido P120C prodotti in Italia dalla Avio di  Colleferro, gli stessi che equipaggiano il primo stadio del lanciatore leggero Vega-C, fino allo spettacolare distacco degli stessi, ripreso dalle telecamere di bordo.

Ariane-6
La separazione dei boosters

Il lanciatore ha proseguito il suo volo con regolarità cronometrica, con la separazione dello stadio centrale e l’immissione in un’orbita ellittica di 300X700 Km di altitudine grazie all’accensione del secondo stadio, quel Vinci che sarà protagonista della cavalcata finale.
Il primo test, superato eccellentemente, è stato, 56 minuti dopo il lancio, lo spegnimento e l’accensione del motore Vinci  che ha regolarizzato l’orbita da ellittica a circolare.

Ariane-6
Il distacco dello stadio centrale

A questo punto, in due riprese, è avvenuto il dispiegamento dei carichi utili, costituiti da diversi Cubesat e Minisatelliti, una decina in tutto seguito da un’ulteriore manovra di accensione e spegnimento dell’unità ausiliaria che serve per mettere in pressione il combustibile nei serbatoi.

Ariane
Il carico utile della missione inaugurale di Ariane-&. Credito: ESA


Solo a questo punto, a circa due ore dal lancio si è verificato l’unico intoppo della missione: la terza ed ultima manovra di accensione del Vinci, necessaria alla passivazione cioè la messa in sicurezza del secondo stadio, non è avvenuta per il repentino spegnimento dell’APU l’unità di potenza ausiliaria. Di fatto il Vinci non si è potuto riaccendere per la manovra di deorbita finale: l’unica pecca in una missione da manuale. Si tenterà, nei prossimi giorni, di riavviare l’APU per evitare che il Vinci resti in orbita come un altro detrito spaziale.

Ariane
Il momento in cui la telemetria ha mostrato la divergenza tra la traiettoria prevista (verde) e quella effettiva del secondo stadio. Credito: ESA/CNES


Per tale motivo non sono stati portati però a termine anche gli ultimi due esperimenti con il rilascio dei dimostratori tecnologici SpaceCase SC-X01 e Nyx-Bikini che dovevano testare la capacità di rientro nell’atmosfera delle due capsule in un’ottica di sviluppo di un futuro veicolo cargo europeo.

Lo SpaceCase SC-X01. Credito: Arianespace
Il Nyx-Bikini. Credito: ESA

Il nuovo paradigma dell’ESA

Siamo tornati, è vero, dopo quasi due anni d’assenza dalle scene dovuta un pò dal ritardo nello sviluppo di questo Ariane-6 che molti potrebbero giudicare un progetto ormai superato visto il proliferare di lanciatori riutilizzabili, un po dai problemi che hanno afflitto Vega-C, che dovrebbe riprendere i suoi voli entro la fine del 2024 ed anche dalla cessazione della collaborazione con Roscosmos dovuta ai noti eventi bellici. Ma, recentemente, l’approccio è cambiato e vale la pena segnalare che è grazie alla nostra politica che ESA ha cambiato paradigma. E’stata infatti, l’uscita di Avio dal consorzio Arianespace per la vendita degli spazi di carico sui lanciatori Vega-C che, dopo un momento iniziale in cui, specie la stampa generalista anche di casa nostra aveva criticato tale scelta, anche le altre aziende europee impegnate nello sviluppo di propri lanciatori, hanno colto la palla al balzo. Via libera, dunque, alla concorrenza tra progetti di lanciatori che potranno utilizzare il formidabile supporto logistico garantito dal centro spaziale di Kourou che ESA metterà a disposizione con una gara per l’assegnazione dell’ormai in via di dismissione, sito di lancio precedentemente utilizzato per le Sojuz ST.

Ariane-6
Credit: ESA – M. Pédoussaut

In lizza la tedesca Isar Aerospace con il suo Spectrum, la francese MaiaSpace con l’omonimo veicolo riutilizzabile, la spagnola Pld Space con il Miura e la tedesca Rocket Factory Augsburg (Rfa) con il suo RFA-One. Si mette quindi fine al monolitico monopolio di Arianespace per aprirsi alla concorrenza che porterà, in futuro, all’implementazione delle nuove tecnologie anche per i lanciatori pesanti delle prossime generazioni Ariane. Un primo assaggio lo abbiamo avuto proprio nella missione di ieri con i due dimostratori SpaceCase SC-X01 e Nyx-Bikini: il nuovo, futuro veicolo cargo europeo nascerà dai risultati delle sperimentazioni di questi ed altri progetti che verranno.
Come gocce di pioggia dopo la siccità  ho detto nel titolo, sperando che la siccità non torni più.