Ci sono oceani di acqua liquida nascosti su Marte. C’è solo un grosso problema. Quell’acqua è in realtà a profondità troppo al di sotto della superficie perché noi possiamo accedervi.

Ci sarebbero oceani di acqua liquida sotto la superficie di Marte. A dirlo una nuova analisi dei dati sismici raccolti dal lander della NASA InSight. Sebbene quell’acqua sia fuori dalla nostra portata, è un pezzo importante dello strano puzzle della storia geologica del nostro “vicino”, ora arido e polveroso. “Comprendere il ciclo dell’acqua su Marte è fondamentale per comprendere l’evoluzione del clima, in superficie e all’interno”, ha detto il geofisico Vashan Wright dello Scripps Institution of Oceanography dell’Università della California a San Diego. “Un utile punto di partenza è identificare dove e quanta acqua c’è.”

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Oceani sotto la superficie di Marte

Credit: James Tuttle Keane e Aaron Rodriguez

Mentre i rover si moltiplicano sulla superficie di Marte, raccogliendo dati sulla sua geologia superficiale, è diventato sempre più evidente che il pianeta rosso un tempo fosse pieno d’acqua. Minerali, terreno e caratteristiche come antichi letti di laghi asciutti e delta suggeriscono che Marte un tempo fosse ricco d’acqua. Per quanto ne sappiamo, c’è acqua sulla superficie del Pianeta Rosso e appena sotto di essa oggi, ma solo sotto forma di ghiaccio e in quantità non abbastanza elevate da giustificarne la massiccia presenza in passato. Per comprendere meglio la storia di Marte, sapere dove è andata a finire è fondamentale per capire quanta poteva essercene, miliardi di anni fa.

Che fine ha fatto l’acqua sul Pianeta Rosso

Ci sono due posti in cui l’acqua potrebbe essere finita: verso l’alto nello spazio, evaporando come gas, o verso il basso, verso l’interno di Marte, immagazzinata in depositi di ghiaccio o perfino riserve liquide. Non abbiamo modo di misurare quanta acqua sia rimasta laggiù, ma ora abbiamo i dati necessari per sondare le profondità del pianeta. Quello strato si trova a profondità comprese tra 11,5 e 20 chilometri, quindi probabilmente non sarà accessibile agli umani quando arriveremo su Marte, ma è comunque allettante. Non solo ci fornisce un nuovo strumento per comprendere il ciclo dell’acqua marziano, ma suggerisce anche che Marte abbia trattenuto molta della sua acqua, con implicazioni per la potenziale abitabilità del Pianeta Rosso nel passato e nel presente.

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