Ieri pomeriggio è circolata la notizia dell’ennesimo incidente in orbita: un satellite russo è esploso in circa 100 frammenti, i dettagli

Ieri pomeriggio è circolata la notizia dell’ennesimo incidente in orbita: un satellite per l’osservazione terrestre Resurs-P, di fabbricazione russa,  è esploso in circa 100 frammenti nella notte tra il 26 ed il 27 giugno (ora italiana). Sulla ISS è stato prontamente dato l’allarme per gli occupanti che, come misura precauzionale, si sono chiusi nelle rispettive navicelle (Sojuz, Dragon e Starliner) in attesa del cessato pericolo che è arrivato dopo circa un’ora.

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Il satellite Resurs-P durante l'allestimento nel 2012. Credito: Roscosmos
Il satellite Resurs-P durante l’allestimento nel 2012. Credito: Roscosmos

In realtà la notizia, attraverso X e Telegram, era giunta nelle prime ore del mattino; a quell’epoca non era stato identificato l’oggetto esploso anzi, si pensava si trattasse di un veicolo americano, ma la circostanza è stata liquidata come un’episodio di cronaca spaziale senza troppa rilevanza proprio per il fatto che, data la posizione relativa dei frammenti (un’orbita 350×363 Km di altitudine con inclinazione di 97°), il pericolo a bordo della ISS è rientrato entro meno di un’ora.

Il Resurs-P sistemato nell'ogiva del lanciatore Sojuz 2.1b. Credito: Roscosmos
Il Resurs-P sistemato nell’ogiva del lanciatore Sojuz 2.1b. Credito: Roscosmos

Cos’ha alimentato il fiorire di titoloni sul web e sulla stampa italiana? La parolina magica che comincia con la R apparsa dopo che le autorità di controllo dello spazio aereo statunitensi hanno identificato i frammenti come appartenenti, appunto, al satellite Resurs-P.Per fortuna, nonostante gli allarmismi, alla fine si è sgonfiato tutto: pare che la causa della distruzione del satellite, lanciato il 22/6/2013 e disattivato nel settembre 2021, sia dovuta all’esplosione delle batterie di bordo. Era prevista comunque la decadenza finale della sua orbita entro il 2024.

Varie ipotesi

C’è anche chi avanza l’ipotesi che il veicolo spaziale possa essere stato distrutto da un’arma antisatellite lanciata dal cosmodromo di Plesetsk, che il Resurs-P stava sorvolando nel momento della sua frammentazione. Per dovere di cronaca riporto anche questa ipotesi (trovate qui un approfondimento in lingua inglese dal sito russianspaceweb.com che accenna a questa circostanza nel primo commento), anche se un qualsiasi lancio sarebbe stato identificato dagli stessi sistemi di controllo statunitensi che hanno dato l’allarme. Quello che emerge, una volta di più, è il problema dei detriti spaziali che in una fase come quella attuale di utilizzo sempre più intensivo dell’orbita bassa, diventa di urgente predominanza: prima possibile bisogna metterci mano.

Fonte, immagine di copertina credit ESA