La Stazione Spaziale Internazionale è stata un rifugio per centinaia di astronauti negli ultimi 23 anni. Ma i suoi giorni sono contati.

La Stazione Spaziale Internazionale è stata un rifugio per centinaia di astronauti negli ultimi 23 anni. Ma i suoi giorni sono contati. A giugno, la NASA ha annunciato che avrebbe pagato a SpaceX fino a 843 milioni di dollari per contribuire allo smantellamento della ISS. Mercoledì, la NASA e SpaceX hanno condiviso nuovi dettagli sul loro piano, che prevede la realizzazione di una navicella spaziale Dragon extra-large e superpotente, in grado di spingere la ISS fuori dall’orbita e di precipitare in una remota zona oceanica, probabilmente nel 2031. Le astronavi Dragon di SpaceX trasportano attualmente astronauti e merci della NASA da e verso la ISS. Tuttavia, rispetto alla stazione spaziale, che pesa circa 925.000 libbre, astronauti e merci sono estremamente leggeri. Ecco perché SpaceX sta valutando la possibilità di potenziare uno dei suoi Dragon per questo scopo.

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Che fine farà la ISS

Credit: SpaceX

SpaceX prevede di equipaggiare l’attuale Cargo Dragon con un nuovo bagagliaio ad alta potenza e di potenziarlo con 46 motori Draco, ovvero 30 motori in più rispetto a un normale Dragon. Il “veicolo di deorbita” risultante sarà lungo circa il doppio di una normale nave Dragon e avrà una quantità di propellente sei volte maggiore, per produrre quattro volte la potenza. Sarah Walker, direttrice della gestione della missione Dragon di SpaceX, ha affermato che la parte più complessa della missione sarà l’accensione finale che spingerà la ISS verso la discesa finale.

La destinazione finale della Stazione Spaziale Internazionale

“Questa combustione deve essere sufficientemente potente da far volare l’intera stazione spaziale, resistendo nel contempo alle coppie e alle forze causate dalla crescente resistenza atmosferica sulla stazione spaziale, per garantire che alla fine termini nel punto previsto”, ha affermato Walker in un briefing mercoledì. La destinazione finale della ISS sarà in una parte remota dell’oceano, come il Pacifico meridionale, ma la NASA non ha ancora scelto una posizione precisa. Quando la navicella spaziale grande quanto un campo da football scenderà a tutta velocità, la NASA non vuole correre il rischio che colpisca un posto diverso dall’oceano aperto.

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