Erano da poco passate le 12:30 in Italia quando, gli oltre due milioni di persone collegate su X, hanno assistito alle spettacolari immagini della prima passeggiata spaziale privata con Polaris Dawn

Era da poco passate le 12:30 in Italia quando, gli oltre due milioni di persone collegate su X, hanno assistito alle spettacolari immagini riprese dalle telecamere montate sull’elmetto di Jared Isaacman e sul cono di copertura del portello della navicella Crew Dragon Resilience della missione Polaris Dawn. Il primo privato, un astronauta non professionista, si sporge nel vuoto all’esterno della sua nave spaziale, quasi sessant’anni dopo la prima attività extraveicolare della storia, quella del 18/3/1965 ad opera di Alexei Leonov.

Advertisement
Banner Plus
Polaris Dawn
Sono da poco passete le 12:30 in Italia. Jared Isaacman si sporge fuori dalla Crew Dragon Resilience. Credito: SpaceX

Il Deus Ex machina

Lanciata finalmente il 10 settembre 2024, dopo numerosi rinvii non dovuti, in verità a problemi della navicella ma alle avverse condizioni meteo sia relative al giorno del lancio che, cosa più difficile da prevedere, che si sarebbero trovate al rientro nell’Oceano, la missione Polaris Dawn, gestita da SpaceX per conto del miliardario Jared Isaacman, si prefigge di raggiungere numerosi primati tra cui il più spettacolare, la prima EVA privata. E’stato un notevole impegno economico  per il miliardario americano che ha Pagato il conto della missione, circa 70 milioni di USD, tra costo del lancio ed addestramento dell’equipaggio formato, insieme allo stesso Jared Isaacman, anche dal pilota dell’USAF in pensione Scott Poteet, e dalle due specialiste di SpaceX Sarah Gillis ed Anna Menon. Per queste ultime un po’ un viaggio premio conferito dall’azienda agli impiegati del mese.
Se pensate che 70 milioni di dollari siano tanti, beh pensate che il buon Isaacman  si è già regalato un volo sulla ISS con la missione Inspiration-4, quindi può essere considerato un veterano dello spazio essendo al secondo viaggio in orbita.
Del resto, per passare il tempo durante i numerosi rinvii del lancio, il nostro si è anche esibito in un volo in formazione sopra la rampa di lancio di Cape Canaveral pilotando un Aero L-39 insieme ai suoi compagni di avventura a bordo di tre Dornier Alpha jet; tutto di sua proprietà, ça va sans dire.

Jared Isaacman (in alto a destra) ai comandi del suo L-39 accompagnato dai suoi compagni di missione sorvolano Cape Canaveral

Gli obiettivi della missione

Se ai posteri la missione, della durata di cinque giorni, verrà consegnata, appunto, con la prima (doppia) EVA effettuata da astronauti non professionisti, in realtà vi sono almeno altri due primati altrettanto importanti il primo dei quali raggiunto già nel primo giorno di volo: l’orbita con l’apogeo più alto (1.400x 190 Km.) mai raggiunta dai tempi delle navicelle Gemini della NASA. SpaceX, con la costellazione di satelliti Starlink ci ha regalato le spettacolari immagini della nostra Terra riprese da così in alto. Ma un altro primato, legato ad un importante esperimento medico-scientifico vedrà la navicella attraversare la zona della fasce di Van Allen chiamata Anomalia del Sud Atlantico (SAA). In questa zona, situata ad altitudine relativamente bassa (500 Km.) si possono sperimentare dosi di radiazioni pari, in un’orbita, a tre mesi di permanenza sulla ISS. Questo test riveste notevole importanza per lo studio degli effetti delle radiazioni nello spazio esterno in previsione di lunghi viaggi spaziali, per esempio verso Marte

Polaris Dawn
E’il 10/9/2024: la Crew Dragon Resilience si trova a 1440 Km di altitudine stabilendo un nuovo record. Credito: SpaceX

Ed uscimmo quindi a riveder le stelle

Ma quello che ci ha inchiodati agli schermi di tutto il mondo in più di due milioni di individui è stata l’EVA. Beh, diciamo le cose come stanno: sia Jared Isaacman che Sarah Gillis non hanno fatto una passeggiata spaziale come quella di Leonov, per capirci ma, assicurati alla nave con un cordone ombelicale, si sono sporti dalla balaustra montata al posto del sistema d’attracco della Crew Dragon Resilience lasciando la presa su questa struttura, chiamata Skywalker (ogni riferimento penso sia puramente voluto) per pochi istanti. Comunque è stato tutto molto interessante ed affascinante per la tensione che l’evento ha suscitato nel pubblico. Abbiamo tutti assistito, chi con occhio incantato, chi con occhio un pò più tecnico la procedura di sovrapressione che ha portato la tuta di Isaacman ad essere gonfiata a più di 14 Psi (Pounds per Square Inch cioè Libbre per Pollice quadrato) di ossigeno puro (quasi 1 Bar) mentre il resto della nave veniva tenuto ad una pressione di 8 Psi (⅓ di atmosfera, per capirci) per testare la sua tenuta simulando la differenza di pressione tra esterno ed interno in un ambiente protetto e, poi, abbiamo tutti tenuto il fiato quando, una volta risucchiata l’aria della Dragon nei serbatoi, Isaacman ha aperto il portellone e si è issato all’esterno.

Il tutto ripreso ad alta definizione dalla camera dell’elmetto e, poi, dalla telecamera esterna. Eh beh, dal volo di Leonov sono passati proprio 60 anni! Dicevamo: uno sguardo dal ponte, un piccolo saltello ed una giravolta e poi si ritorna dentro. Ma per scrivere una pagina di Storia, tanto basta. Dopo il miliardario mecenate della missione, è toccato a Sarah Gillis uscire all’esterno. Peccato che il collegamento sia caduto sul più bello: di questa EVA del medico di bordo della missione Polaris Dawn abbiamo solo poche immagini.

Conclusioni su Polaris Dawn

Parafrasando Francesco de Gregori:
Butterò questa mia enorme tuta tra le stelle un giorno

Giuro che lo farò…

No, non butteremo le care vecchie EMU statunitensi o le Orlan russe. Ci serviranno ancora per molto tempo per lavorare a lungo all’esterno in tutte le condizioni di temperatura e luce.Quello che abbiamo visto, con grande emozione, è la dimostrazione che le tute di SpaceX, debitamente rinforzate, possono sopportare un’ uscita all’esterno a patto però che sia di breve durata ed in condizioni di bassa illuminazione solare. Sicuramente le nuove tute, alcune delle quali già in fase di sviluppo da parte di Axiom Space per la parte statunitense, avranno materiali più leggeri e consentiranno più libertà di movimenti delle attuali. Ma abbiamo altrettanto notato come, nella fase terminale dell’EVA, i movimenti di Isaacman fossero diventati più lenti e pesanti. Insomma, se il turismo spaziale è ormai una (costosa) realtà, portiamo a casa una bella vetrina per le tecnologie di SpaceX ed importanti risultati scientifici la cui ricaduta, per gli anni a venire, sarà senz’altro determinante. Ma per poter sognare di camminare nello spazio dovremo attendere ancora un pò.

Godiamoci il momento.