Ma vi siete mai chiesti come funzionava il calendario nell’antica Roma? Vediamolo insieme

Il 2020 è un anno bisestile. Significa, come sappiamo, che i giorni non sono 365, bensì uno in più: oggi, il 29 febbraio. Per gli anni bisestili, noi aggiungiamo il giorno intercalare dopo il 28 febbraio; i Romani, invece, lo inserivano dopo il 24 con la denominazione di “bis sextus ante Kalendas Martias“: da qui è derivato il termine bisestile. Forse non è cosa nota che a Roma il calendario più antico, che la tradizione letteraria attribuisce a Romolo, era costituito da dieci mesi, di cui quattro di trentuno giorni e sei di trenta, per un totale dunque di 304 giorni. 

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Ecco l’antico calendario romano

Ma su cosa si basava?

Si trattava di un tipico calendario basato sui cicli della luna e l’anno iniziava a marzo. Questo sistema calendariale risultava impreciso e per tale ragione un numero di giorni, non calcolato ufficialmente, veniva probabilmente aggiunto affinché si conducessero a termine con sufficiente regolarità attività che, come la semina e il raccolto, necessitavano di essere svolte entro tempi prestabiliti. Con l’aggiunta dei giorni di cui si è detto, si aveva un periodo definito «mese senza nome», che durava fino a quando calendario e stagioni non fossero stati nuovamente allineati. 

I Fasti Verulani.
I Fasti Verulani

Successivi cambiamenti

Il calendario romuleo sarebbe poi stato riformato nel 700 da Numa Pompilio, il secondo re di Roma, il quale avrebbe creato un calendario lunisolare, che, quindi, tenesse conto dello sfalsamento esistente tra la durata del ciclo lunare e quella del ciclo solare. Numa si occupò di astronomia senza possederne una conoscenza precisa, ma neppure da ignorante: egli calcolò che la differenza fra il corso della luna e quello del sole fosse di undici giorni, in quanto l’anno lunare aveva 354 giorni e quello solare 365. Ai 304 giorni dell’anno romuleo furono quindi aggiunti 50 giorni più 6 giorni, tolti ai mesi di 30 giorni, per un totale di 56 giorni, divisi tra gennaio e febbraio, entrambi di 28 giorni. Numa aggiunse a gennaio un altro giorno, portandolo a 29, affinché il numero dei giorni dell’anno e di ciascun mese, eccetto febbraio, fosse dispari. 

Un calendario romano: su ogni lato tre mesi dell’anno

A Numa si attribuisce altresì la creazione di un mese intercalare (come nel calendario ebraico) detto ‘mercedonio’ o ‘mercedino’, cioè «mese della retribuzione», poiché era in questa parte dell’anno che ai lavoratori veniva corrisposta la paga. Veniva inserito ad anni alterni dopo la festa dei Terminalia, tra il 23 e il 24 febbraio; negli anni intercalari il mese di febbraio veniva ridotto da 28 a 23/24 giorni, mentre i rimanenti giorni (5 nel primo caso e 4 nel secondo) venivano aggiunti rispettivamente ai 22 o 23 da intercalare: il mese intercalare risultava così di 27 giorni

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